PRINCIPI DI BASE
COME NASCE
CHE COSA E’
SALUTE
ESAME OBIETTIVO

PRINCIPI DI BASE

Sebbene il metodo non possa prevedere un manuale di applicazione per la sua natura individualizzata, esistono tuttavia delle linee guida sulle quali è basata la tecnica di ogni trattamento:

  • Gran parte dei muscoli sono organizzati in insiemi, chiamati da Mézières catene.
  • Le catene comprendono i muscoli filogeneticamente più antichi; ogni catena si comporta come un unico grande elastico, spesso troppo corto, troppo rigido, e quasi sempre contratto, anche quando dormiamo.
  • La prima catena che Mézières ha definito è quella posteriore, la principale, l’asse a cui si raccordano le altre: comprende i lunghi e potenti muscoli dorsali, che si inseriscono sulla nuca, su tutta la colonna fino all’osso sacro; la catena si prolunga con i glutei, i muscoli posteriori della coscia e delle gambe, quelli della pianta del piede e della faccia anteriore della gamba, fin sotto il ginocchio, come un calzettone sempre troppo corto, il cui bordo postero-superiore risale fino alla nuca. Mézières ha poi definito le due catene degli arti superiori che comprendono i muscoli flessori e quelli pronatori (che mantengono i gomiti e le dita flessi e gli arti superiori in pronazione anche quando siamo rilassati). Infine, ci sono le due catene anteriori: quella del collo, che ci tira la testa in avanti e in posizione da «attesa di biberon», e quella antero-interiore che comprende il diaframma e il potente muscolo ileo-psoas, che va dalla regione lombare al femore.
  • Le catene sono tutte interdipendenti: ogni azione di allungamento locale provoca una compensazione, ovvero un accorciamento in uno o più punti, risulta pertanto inutile, se non controproducente un lavoro segmentario. È quindi necessario impedire tali compensazioni così da allungare l’intera catena e non il singolo muscolo.
  • La tecnica manuale consiste in manovre con lo scopo principale di allentare l’ipertono muscolare, specie nei muscoli delle catene, per armonizzare agonisti e antagonisti alla ricerca della morfologia ideale e perfettamente equilibrata.
  • Spesso la patologia manifesta nel paziente è dovuta a un meccanismo di compensazioni innescato da un disequilibrio a monte, compito del terapeuta è individuarlo, risalendo tale meccanismo a ritroso, e agire su di esso per risolvere il problema a valle.
  • I trattamenti sono tanto più efficaci quanti più terapeuti agiscono simultaneamente, così da limitare al minimo le compensazioni e massimizzare l’allungamento trazionando da più direzioni contemporaneamente.

COME NASCE

Françoise Mézières (1909 – 1991) è stata una terapeuta francese. Ha sviluppato il concetto di “catena muscolare” e ha creato il “Metodo Mézières”.

Nata ad Hanoi, il padre, infatti, faceva parte dell’ambasciata francese, vive in Indocina fino ai 6 anni per poi trasferirsi in Francia. Espulsa dalla famiglia a 16 anni da un padre autoritario, si guadagna da vivere con piccoli lavori e in seguito intraprende gli studi di chinesiterapia. Studia a Parigi all’École Française d’Orthopédie et de Massage, apprendendo le tecniche dell’epoca, in particolare la “ginnastica correttiva”, fondata esclusivamente sul rafforzamento muscolare. Si diploma il giorno prima dell’evacuazione di Parigi per l’avanzata delle truppe tedesche, dopo la guerra viene chiamata a insegnare in questa stessa scuola.

Nel 1947, proprio dopo la pubblicazione di un opuscolo, una specie di compendio della ginnastica medica dell’epoca, Françoise Mézières fa quella che chiama la sua «scoperta capitale», che la porta a mettere in discussione le tecniche del tempo, a sviluppare nuovi concetti e a creare il metodo che poi porterà il suo nome.

Nel 1949 pubblica Rivoluzione della ginnastica ortopedica, accolto freddamente dal mondo medico. Lascia allora la cattedra e apre un suo studio indipendente per continuare i suoi studi e la sua ricerca. Nel 1967 presenta il suo metodo al Centro omeopatico di Francia, ma è la pubblicazione nel 1976 di Guarire con l’antiginnastica di Thérèse Bertherat, in cui appaiono alcune pagine dedicate al suo metodo, a procurarle notorietà, anche all’estero, fino a ricevere la decorazione della Legion d’onore.

Laura Bertelè, nata il 9/7/1952 a Ballabio (LC), si laurea in Medicina e Chirurgia il 11/7/1976 presso l’Università Statale di Milano e successivamente consegue la specializzazione, sempre a Milano, in Terapia Fisica e riabilitazione motoria con la Professoressa Cecilia Morosini discutendo la tesi: “Metodo Mézières: nuova ipotesi di rieducazione posturale”.

A ventisei anni diventa assistente di ruolo in Ortopedia e Traumatologia presso l’ospedale di Cernusco sul Naviglio, per poi decidere tre anni dopo, primo ed unico medico, di partecipare al corso di formazione al metodo Mézières tenuto da Françoise Mézières nel Gers, in Francia.

Rientrata in Italia, presenta le dimissioni dall’ospedale e inizia la libera professione in stretta collaborazione con Mézières da cui torna numerose volte per assimilare e affinare sempre più la tecnica.

Nel 1984 è scelta dalla stessa Françoise Mézières come insegnante nella sua scuola di formazione insieme a Françoise Tisserand, una terapista francese.

Negli stessi anni segue:

  • la formazione in psicocinetica con il Professor Jean Le Boulch in Francia e in Italia
  • la formazione del metodo Tomatis, diventando a sua volta insegnante e responsabile della rete italiana prima di uscirne per forti divergenze su aspetti tecnici delle apparecchiature ed effetti collaterali deliberatamente ignorati
  • corsi di massaggio cinese, di massaggio connettivale, di linfodrenaggio profondo
  • corsi di ginnastiche dolci (Feldenkrais, eutonia, antiginnastica, Rolfing) e di danza contemporanea.

Seduta dopo seduta, le appare sempre più evidente e reale ciò che sostengono Wilhelm Reich e Alexander Lowen, fondatori della Bioenergetica: i muscoli sono vere e proprie corazze in cui accumuliamo le nostre emozioni, che, se opportunamente trattati, cedono come delle dighe liberando il carico emotivo che fluisce a volte come un lento fiume, a volte come un torrente tumultuoso. Durante il lavoro sul corpo, il bertelista può sentire, attraverso le mani, ondate che l’individuo può percepire, coscientizzare, verbalizzare, oppure esternare con pianto o reazioni vegetative.

Per approfondire il lato emotivo Laura Bertelè per anni ha partecipato a sedute di psicoterapia psicocorporea con diversi psicoterapeuti di differenti orientamenti, fino ad iscriversi il 18/06/1993 all’ Ordine degli Psicologi della Lombardia.

CHE COSA E’

Ogni seduta è un cammino nuovo, un percorso, un guado in cui l’operatore affianca, sostiene accompagna la persona.

Dall’esperienza di Laura è nato un metodo che integra la tecnica corporea ereditata da Mézières, con una filosofia di più ampio respiro, che considera la persona come un tutt’uno di corpo-mente-emozioni, inserita in un ambiente socio-famigliare con cui interagisce ininterrottamente.

Per poter mirare alla salute del paziente nel suo insieme, la Dott.ssa Laura Bertelè ha stretto collaborazioni con diversi specialisti con un comune impegno: la ricerca delle molteplici cause che possono essere alla base di un problema complesso e l’indagine delle possibili interrelazioni tra diversi organi e apparati, troppo spesso studiati singolarmente in Medicina.

I più stretti collaboratori di questa rete, che si amplia sempre di più, sono:

  • Il dottor Antonio Busato, specialista dell’apparato masticatorio (ortognatodonzista) che ha realizzato con la dottoressa Bertelè una ricerca su 120 ragazzi con scoliosi, con controlli ecografici sui muscoli masticatori. (https://vismara-busato.com/)
  • Il dottor Mario Cigada di Milano oculista, psicoterapeuta specializzato nella rieducazione dell’oculomotricità che ha studiato le relazioni fra oculomotricità e postura. Si è evidenziato che soprattutto le forie provocano compensi nei muscoli cervicali e del rachide. (http://www.mariocigada.com/)
  • Specialisti della rete psico-neuro-endocrino-immunologica (dottoressa Ivana Basile e dottoressa Maria Sarah Trabucchi). Gli esami specifici possono rilevare la relazione fra sistema immunitario, infezioni virali croniche e rigidità muscolare. La dottoressa Maria Sarah Trabucchi, immunologa, è anche esperta in agopuntura, terapia del dolore, omeopatia, la dottoressa Ivana Basile, omotossicologa, esperta in terapie naturali e nell’accompagnamento alla comunicazione specie per persone con limiti motori gravi e in problematiche complesse in bambini con lesioni neuromotorie gravi. Link con associazione Nassigh. (https://associazionecxc.org/)
  • Prof Paolo Bellavite specialista in ematologia clinica perfezionato in statistica sanitaria e epidemiologia clinica, già professore di patologia generale presso l’Università di Verona e professore presso l’Università Ngozi (Burundi). (http://www.paolobellavite.it/)

Questa dichiarazione d’intenti rappresenta la pietra miliare di questo approccio sia in ambito riabilitativo che di prevenzione e benessere della persona. Il metodo, infatti, non consiste nella semplice applicazione acritica di un rigido protocollo, ma richiede al professionista che lo pratica un riorientamento verso l’individualità e l’unicità del paziente.

SALUTE CON IL METODO BERTELE’

“Siate nelle vostre mani, siate le vostre mani. (F. Mézières)” foto di Dario Trisoglio

 

La tecnica viene realizzata manualmente con idonee manovre sui muscoli che hanno come scopo principale quello di allentare la tensione muscolare, specie quella delle catene per permettere agli antagonisti (pettorali, addominali, quadricipiti) di tonificarsi, armonizzando l’intero sistema con riferimento costante alla morfologia ideale. Il soggetto è disteso su un lettino apposito (lettino Bertelè) o su un tappeto. Si inizia sempre con il soggetto supino e gradualmente lo si porta alle posture di maggior allungamento in posizione assisa o con arti inferiori a 90°. Gli unici ausili utilizzati sono cuscinetti di varie dimensioni e densità e fasce morbide.

Nella postura di base (messa in asse) il soggetto viene trattato in posizione supina: lo scopo primario è allungare, tramite posture e massaggi di stiramento, le catene muscolari, in modo che non frenino più le articolazioni, e gli altri muscoli possano riprendere la propria funzione e ricuperare il tono perduto. Si sciolgono così tutti quei “nodi” che sono dannosi per articolazioni, tendini, legamenti, dischi e menischi.

Compito del bertelista è andare a caccia delle compensazioni per scoprire la vera origine del problema e risalire, facendosi guidare dal corpo, la catena degli aggiustamenti che il paziente ha messo in atto inconsciamente per riuscire a sopportare i dolori originali, e originanti. Durante tutto il trattamento l’operatore deve correggere le compensazioni che il corpo via via trova per sfuggire all’allungamento: il corpo, infatti, non sopporta costrizioni (che siano apparecchi ortodontici, plantari, corsetti, stiramenti) e cerca sempre di sfuggire contorcendosi.

IL METODO È INNANZITUTTO UN MEZZO ATTRAVERSO CUI IL PAZIENTE PUÒ IMPARARE AD ASCOLTARE IL PROPRIO CORPO.

Ripetiamo che la sua applicazione è strettamente individuale. Dato che i muscoli, come ogni materiale elastico, non possono auto allungarsi, è necessario l’intervento di una forza esterna applicata sul corpo affinché i muscoli corti e retratti siano allungati e resi più elastici, con massaggi manuali e posture ad hoc. Le sedute di un’ora sono effettuate a ritmo settimanale almeno per le prime 4-5 sedute, poi in relazione al risultato ottenuto si possono diluire a un ritmo quindicinale e poi mensile. Il mantenimento mensile può continuare negli anni. In situazioni molto acute, da prescrizione medica, si possono eseguire anche 2-3 sedute alla settimana per alcune settimane. Per i bambini molto piccoli il bertelista insegna ai genitori uno stiramento da eseguire quotidianamente per 10 minuti circa e poi li supervisiona con sedute ogni dieci-quindici giorni.

Nelle situazioni più complesse partecipano alle sedute due o più bertelisti per allungare le catene e correggere le compensazioni.

Quando è necessario ottenere un cambiamento più radicale e duraturo della postura sono da prevedere delle settimane di sedute. A questo ciclo intensivo devono partecipare molti bertelisti per poter eseguire sedute a tre o quattro in contemporanea sui soggetti interessati.

ESAME OBIETTIVO

L’esame obiettivo è il momento essenziale del metodo. Il protocollo riguarda una metodologia di osservazione assolutamente individuale del corpo che permette di “fotografare” la situazione di quel corpo in quel momento e di confrontarlo con una morfologia ideale, perfettamente simmetrica ed armonica.
Per un occhio esperto, l’esame richiede pochissimi minuti.

Si osserva il paziente in stazione eretta, spogliato, a piedi uniti, prima di spalle, poi di fronte e infine di profilo, annotando su un’apposita scheda tutti i dettagli che non sono conformi alla morfologia ideale di quel corpo.
In questo modo si possono identificare con tempestività problemi posturali che possono richiedere sedute di riequilibrio o, nei casi più seri, la necessità di visite specialistiche.
Si comincia osservando la posizione e l’appoggio dei piedi, la forma degli arti inferiori, in particolare la rotazione delle ginocchia, la morfologia del tronco, l’asse della colonna vertebrale, l’allineamento delle scapole e delle spalle, che non devono essere né risalite né ruotate, le braccia che non devono essere né rigide né flesse, e la posizione della testa, che non deve essere anteposta ma in asse.
Il bertelista sia medico, sia operatore della salute, sia armonizzatore muscolare deve compilare un’apposita scheda per documentare gli esiti dell’esame obiettivo con immagini fotografiche davanti a una tavola quadrettata o dietro a un reticolo quadrettato e su pedana con apparecchio fotografico in posizione fissa, persona in piedi, di schiena, di fronte e dei due profili laterali.
Il bertelista deve misurare con un altimetro l’altezza prima e dopo la seduta per documentare variazioni di altezza, monitorandola nel tempo.
Queste valutazioni vengono eseguite prima e dopo ogni seduta in termini di esame obiettivo ed altezza rilevata, con immagini fotografiche dopo ogni seduta oppure dopo un certo numero di sedute (con frequenza ogni 5, 10, 15, 20 sedute, oppure ogni 3 – 6 mesi).